Gli Ordini dinastici del Granducato di Toscana

23 Luglio 2024 · In evidenza, Notizie · Ultimo aggiornamento il 23 Luglio 2024

Sul numero 70 de’ “Il Cavaliere d’Italia”, nell’editoriale “Onorificenze”, un interessantissimo articolo del Chiarissimo tre volte Ufficiale Professore Alessio Varisco sugli Ordini Cavallereschi del Granducato di Toscana con le tavole faleristiche dei sistemi premiali del granducato toscano riconosciuti dal Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Italiana.

Un interessantissimo articolo sugli “Ordini Cavallereschi toscani” del Chiarissimo tre volte Ufficiale Professore Alessio Varisco

GLI ORDINI DINASTICI DEL GRANDUCATO DI TOSCANA

Il Ministero degli Affari Esteri autorizza gli insigniti dei cosiddetti “ordini preunitari” dell’antico Granducato di Toscana che ne fanno apposita richiesta per il fregio – da indirizzarsi al Capo Cerimoniale Diplomatico che provvederà ad istruire l’autorizzazione, una volta emanato il decreto, e inviando copia dell’estratto all’interessato-.
Gli ordini dinastici toscani sono tre, di cui solo i primi due riconosciuti dal MAE -il terzo è “privato” e conferito alle Alte Cariche per evitare che possa cadere in quiescenza-: in primis il Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire; in secundis l’Ordine del Merito sotto il Titolo di San Giuseppe; in ultimo l’Ordine del Merito Civile e Militare -talvolta indicato, impropriamente, come Ordine di Leopoldo II-.
Il primo sorge come sacra militia, sul modello giovannita, attivo nella difesa del Mar Tirreno e della cristianità. Sotto il profilo storico, urge sottolineare che nasce per volontà del Sommo Pontefice Pio IV nel 1562 che affida in perpetuum il gran magistero a Cosimo I de’ Medici, dux Florentiae et Senarum -e di lì a brevissimo “Gran Duca di Toscana” riconosciuto anche dall’Imperatore, oltre che dal papa-. La milizia stefaniana rispetta la “Regula Sancti Benedicti” (ovvero la regola monastica benedettina), segue invece dal punto di vista organizzativo la regola dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Cipro, di Rodi e infine di Malta; da questi ultimi deriva anche la faleristica: la croce lanceolata a coda di rondine d’oro è smaltata di rosso accantonata da gigli. Dal punto di vista araldico è il negativo degli Ospedalieri: una croce di Malta rossa vermiglia in campo bianco (quella melitense è una croce d’argento in campo rosso). Il Gran Maestro dell’ordine stefaniano è Sua Altezza Imperiale e Reale Sigismondo d’Asburgo Lorena, Granduca titolare di Toscana e Arciduca d’Austria; il 22 marzo ha conferito a Sua
Altezza Eminentissima Fra’ John Dunlap, 81° Principe e Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta, durante l’udienza nel Palazzo Magistrale le insegne di Gran Croce di Giustizia.
Licurgo Cappelletti così ne descrive la faleristica nel 1846: «la decorazione è una croce biforcata, smaltata di rosso, coronata ed accantonata da quattro gigli d’oro, sospesa ad un nastro rosso», il motto, invece, è “nomini meo adscribatur victoria” -ovvero, dal latino, “la vittoria è attribuita al mio nome”-.
Il secondo ordine -anche detto “giuseppino”- fu fondato il 9 marzo 1807 da Ferdinando III di Lorena allorquando gli venne affidato da Napoleone -per mezzo degli Accordi della Pace di Presburgo- il granducato di Würzburg. Una volta rientrato in Toscana, Ferdinando III rinnovò l’Ordine Civile e Militare di San Giuseppe con un apposito editto del 18 marzo 1817 -il motto è “ovunque simile”-: lo pose secondo tra gli ordini equestri -subalterno rispetto al più prestigioso e molto più antico di Santo Stefano Papa e Martire- e lo dotò di un apposito regolamento più consono allo spirito della Restaurazione. Il fine era quello di «distinguere nelle diverse classi con decorazione esteriore le qualità pregevoli e le virtuose azioni di chiunque abbia acquistato titolo alla sovrana benevolenza o per i suoi meriti personali o per utili servigi resi allo stato», come indicato nel decreto istitutivo. Capo dell’Ordine è il Gran Maestro sovrano toscano, oggi è il Granduca titolare di Toscana. Comprendeva, inoltre, le classi di cavaliere di gran croce, commendatore (che attribuivano nobiltà ereditaria), e cavaliere (nobiltà personale); fu assegnato ai soli cattolici e con molta parsimonia. Dal punto di vista faleristico appare utile rileggere la “Descrizione storica degli ordini cavallereschi del nobiluomo Luigi Cibrario” (che fu anche cavaliere di San Giuseppe) che così ne descrive la particolare foggia: «la decorazione è una stella a sei raggi biforcati, pomati d’oro, smaltati di bianco, accantonati da piccoli raggi rossi, caricata di uno scudetto ovale, in cui è l’immagine di S. Giuseppe, e attorno la leggenda: “ubique similis”; e coronata d’oro; pende ad un nastro rosso acceso, divisato verso i lembi di due verghe bianche. Si porta dai cavalieri gran croce ad armacollo da destra a sinistra, accompagnata da una croce più grande, non coronata, ricamata a guisa di stella, sul petto pendente dal collo; i cavalieri, all’occhiello. I decorati delle due prime classi hanno diritto di rendere ereditaria la nobiltà che la croce loro conferisce; la terza classe non ha che la nobiltà personale».
L’ultimo sistema premiale dell’antico Granducato di Toscana viene così descritto da Raffaele Cuomo: «Ordine del Merito Militare. Come lo dice il suo titolo, quest’Ordine fu creato in Toscana per ricompensare quelli che nella carriera delle armi avessero, con utili e fedeli servizi, ben meritato dallo Stato e dal principe». Questo è un “ordine privato” e quindi, come detto, conferito soltanto alle alte cariche della Real Casa Imperiale d’Asburgo Lorena di Toscana.
Uff. Prof. Alessio Varisco, Presidente dell’Unione Nazionale Cavalieri d’Italia sezione di Monza e della Brianza